Nelle parole di Calvino
“… l’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio” (Calvino, 1972).
Spunto davvero prezioso, parole inzuppate di silenzi e di emozioni sofferte.
Con la mente vado a diversi contesti, a partire da quello di coppia.
Accettare l’inferno e diventarne parte accade spesso: litigi, accuse e colpevolizzazioni, fino alla crudeltà.
Molto lavoro richiede il cercare e saper riconoscere che cosa inferno non è.
E non basta, bisogna fargli spazio perchè respiri e duri nel tempo.
Un duro lavoro: rughe e calli.
Intese e attese.
Raggi di paradiso.