La stanza in cui avviene il primo colloquio definisce lo spazio e il tempo nel quale si svolge la conoscenza reciproca tra me e chi è arrivato a me chiedendo aiuto.
In quello spazio e in quel tempo, come due sconosciuti, ci si presenta. Ci si scruta, si fanno domande, si ascoltano risposte, si osserva il linguaggio non verbale e la gestualità, si suda, si tossisce, si piange o si ride e pian piano ci si avvicina.
Attraverso quelle domande, quelle risposte e quelle emozioni cerco di comprendere quali sono le motivazioni e i bisogni espliciti ed impliciti di chi ho davanti, mentre chi mi ha interpellato prova a capire se si è rivolto alla persona giusta, ascoltando con attenzione la descrizione che traccio del mio modo di procedere. L’obiettivo finale è quello di scoprire se è possibile costruire una relazione di fiducia.
Alla conclusione del colloquio discuteremo anche degli aspetti tecnici, che riguardano obiettivi, frequenza, durata e costi.
È anche possibile che io valuti l’opportunità di un invio ad un collega nel caso in cui le problematiche identificate non siano di mia competenza.