Gestire dipendenze e appartenenze ci rende autonomi
“L’autonomia non è uno stato ma una capacità latente, quella di saper gestire le proprie dipendenze e le proprie appartenenze.”
É una citazione, che trovo ricchissima di spunti, tratta da un libro che parla di psicoterapia di coppia.
Un tema caldo, che credo ci attraversi per tutta la vita. Nasciamo totalmente dipendenti e bisognosi di accudimento costante. Lentamente impariamo a diventare sempre più autonomi, a partire dalla capacità di gestire l’angoscia, quando intorno ai 6-8 mesi ci accorgiamo di non essere una cosa sola con nostra madre, ma di essere separati. Poi impariamo a camminare e quindi ad esplorare, sempre pronti però a tornare alla nostra base sicura, l’adulto a cui siamo “attaccati”.
Altra fase è l’adolescenza, con il suo desiderio di crescere in fretta e fare solo quello che si vuole, senza più fastidiosi controlli, nonostante il bisogno ancora grande di conferme e rassicurazioni, il bisogno di dipendenza.
Nella coppia poi torniamo a sperimentare la fusione dell’innamoramento e la disillusione che prelude alla costruzione di un rapporto più maturo, con l’accettazione dell’altro per quello che è.
Non c’è autonomia senza dipendenza. Dipendiamo dagli altri, da coloro che amiamo, da quello che ci fa stare bene. Dobbiamo gestire però la perdita e la fine di relazioni, di persone che se ne vanno, come di attività. Se le ginocchia sono usurate non possiamo più correre, anche se ci piaceva tanto. Allora cerchiamo un’attività alternativa e gratificante. La camminata veloce prende piede…
Dobbiamo gestire anche le appartenenze, alla famiglia, alla squadra di lavoro, alla cerchia di amici, alla polis, alla società, al pianeta. Quello che conta, credo, è non dimenticare mai che essere membro di un sistema, qualunque sia, non ci priva della nostra unicità, del valore che abbiamo come persone uniche e irripetibili. Forse sta proprio qui la vera autonomia.